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domenica 19 giugno 2011

Lakoff e la critica della ragione politico-illuministica (1ª Parte)

Già nel 1954 Heidegger affermò nel suo "Che cosa significa pensare?" che "Il più considerevole nella nostra epoca preoccupante è che noi ancora non pensiamo" evidenziando che l'essere umano è ancora "in cammino" verso il pensiero e che la stessa scienza non pensa in quanto non conosce la sua essenza, ossia ciò che "essa è".
Alfio Presotto, L'inconscio
Le scienze cognitive, d'altro canto, ancora oggi disquisiscono se l'essere umano sia dotato di "libero arbitrio" e se anche la coscienza non sia solo un nome che viene attribuito a dei processi neurobiologici di cui in sostanza non abbiamo alcun controllo.
Il linguista cognitivo George Lakoff, ad esempio, nel suo "Pensiero politico e scienza della mente" (2009), affronta non tanto la questione cruciale del "che cosa significa pensare" posta  da Heidegger, ma da buon scienziato cognitivo (che "non pensa" direbbe il filosofo tedesco) ci dice "come pensa" l'essere umano.
La tesi di Lakoff è che noi pensiamo per metafore e che tali metafore sono così profondamente radicate nella nostra mente  che possiamo dire che strutturano il nostro modo di pensare.
Conoscere le modalità metaforiche del pensiero significa poter individuare il "come mai" dei comportamenti politici e quindi quali metafore inducano al prevalere di uno schieramento politico piuttosto che di un altro.
A tal proposito, nell'introduzione al suo libro, Lakoff afferma che: "La scienza della mente ha illuminato un vasto panorama di pensiero inconscio: il 98% dell'attività mentale ha luogo senza che ne siamo consapevoli (Lakoff cita il neuroscienziato Michael Gazzaniga, nda): nella sua maggior parte il pensiero inconscio ha a che vedere con la politica. La mente che non possiamo vedere gioca un ruolo enorme nel determinare il modo in cui un paese è governato. Tuttavia, la maggior parte di noi ha ereditato una teoria della mente che risale almeno all'Illuminismo, secondo la quale la ragione sarebbe conscia, letterale, logica, sottratta alle emozioni, incorporea, universale e funzionale ai nostri interessi. Questa teoria della ragione umana è stata confutata in ogni suo punto, ma continua a persistere. In molti aspetti della vita ciò può non avere importanza. Ma in politica può avere effetti molto negativi:
- da' l'idea negativa delle ideologie politiche e del modo in cui gli elettori pensano;
- occulta al pubblico ed alla stampa gran parte di ciò che il conservatorismo contemporaneo sta facendo e cerca di portare a termine;
- può travisare le questioni più importanti;
- può impedire ai progressisti una consapevole articolazione della loro visione morale e della loro visione dello stato;
- costituisce la base del pensiero neoliberal, che a sua volta induce spesso i progressisti a rinunciare ai propri ideali senza nemmeno formularli;
- può condannare all'inefficacia sia i progressisti sia i neoliberal."


L'analisi che George Lakoff sviluppa nel suo libro è indirizzata prevalentemente alla società americana, ma con le dovute differenze storiche e culturali direi che può tranquillamente essere estesa alla situazione italiana per il semplice fatto che ormai anche il nostro sistema politico in fondo si basa sulla contrapposizione di un "pensiero conservatore" e di un "pensiero progressista" e che, anzi, è in tale direzione che sarebbe auspicabile che gli stessi elettori si rendessero conto che si "gioca" il futuro del nostro paese al di là di ogni nuovo "polo politico" che si crea con l'intenzione di mescolare le carte e i termini del problema di fondo, che è quello poi delle metafore attraverso le quali noi pensiamo il nostro futuro e vogliamo che il presente possa essere "adeguato".
George Lakoff ci aiuta a capire meglio le metafore che governano il pensiero conservatore e quelle che governano il pensiero progressista nella prospettiva delle scienze e della linguistica cognitiva e, soprattutto, ci avverte del fatto che occorra una "svolta" nella concezione della ragione politica del XXI° secolo, che non può più in alcun modo coincidere con la ragione vetero-illuministica che è quella che supponeva e ancora suppone che "la ragione fosse:
- conscia: sappiamo cosa pensiamo;
- universale: è uguale per ogni essere umano; 
- incorporea: libera dalla corporeità ed indipendente dalla percezione e dall'azione;
- logica: coerente con le proprietà della logica classica;
- non soggetta alle emozioni: libera dalle passioni;
- neutra rispetto ai valori: la stessa ragione si applica senza riguardo per i nostri valori;
- basata sull'interesse: posta al servizio degli scopi e degli interessi individuali;
- letterale: in grado di adattarsi esattamente ad un mondo oggettivo, per cui la logica della mente è in grado di adattarsi alla logica del mondo."

Salvador Dalì, Raphalesque head exploding (1951)
La ragione politica del XXI° secolo, dunque, non può secondo Lakoff più pre-supporre di essere una ragione razionale e calcolante, ma deve prendere atto di quanto le scienze cognitive ormai ci dicono con chiarezza ossia che non c'è dicotomia tra ragione, emozioni e sentimenti.
Avere consapevolezza di questo fatto significa avere ben chiaro da un lato che le decisioni politiche non possono essere decisioni "asettiche" e "puramente razionali", ma che la stessa possibilità di tali decisioni nel senso "vetero-illuministico" è totalmente fuorviante oltre che cognitivamente infondata.
Questa rinnovata consapevolezza deve quindi fare i conti con quello che Lakoff chiama l'inconscio cognitivo, che è parte non solo integrante ma preponderante del nostro pensiero.
In tale quadro, Lakoff afferma che:
"Il pensiero inconscio è riflesso (reflexive) : automatico, incontrollato. Si pensi al riflesso del ginocchio, a ciò che la gamba fa quando il medico colpisce con il martelletto il ginocchio del paziente. Il pensiero conscio è riflettente (reflective) come il guardarsi in uno specchio. Se tutti i pensieri fossero consci e riflettenti, conosceremmo la nostra mente e avremmo il controllo delle decisioni che prendiamo. Ma poiché nella maggioranza dei casi non sappiamo cosa stia facendo il nostro cervello, la maggior parte del pensiero è riflesso, e non riflettente, e fuori dalla portata del controllo conscio. Di conseguenza il nostro cervello prende decisioni di cui non siamo consapevolmente informati. Il cervello non è una macchina per pensare disincarnata, tale da poter funzionare altrettanto bene dentro una vasca. Al contrario è incorporato nel più profondo dei modi (...) Non dovrebbe allora essere motivo di sorpresa che le idee che escono dai nostri cervelli incorporati dipendano in larga misura dalle peculiarità dell'anatomia umana in generale e dal modo in cui noi, come esseri umani, funzioniamo sul nostro pianeta e nei rapporti con gli altri. Ciò non è sorprendente quando resta nell'ambito delle vaghe astrazioni, ma è notevole quando si passa ai dettagli. Anche le nostre idee di morale e di politica sono profondamente incorporate: sono formulate e messe in atto non solo dall' anatomia neurale e dalla connettività dei nostri cervelli, ma anche dai modi in cui funzioniamo per lo più nell'inconscio cognitivo: in ciò che il cervello sta facendo senza che lo si possa vedere."

Diventa, pertanto, fondamentale cominciare a ragionare consapevolmente in termini di una ragione di tipo neo-illuministico, che sappia in primis che:

"- in primo luogo, ciò che i nostri cervelli stanno facendo al di sotto del livello di coscienza influisce sulla morale e sulla politica - come pure su ogni aspetto delle nostre vite sociali e personali (...) Gli abili politici (come pure i venditori più intelligenti) traggono vantaggio dall'ignoranza delle nostre stesse menti facendo appello al livello inconscio. Nello stesso tempo leader politici onesti, giornalisti e operatori del sociale, solitamente inconsapevoli del lavorio nascosto della mente, sono spesso incapaci di usare ciò che è noto sulla mente al servizio della morale e della verità;
-  in secondo luogo le forme della ragione inconscia non sono arbitrarie. Non possiamo cambiare la nostra visione morale e politica del mondo a piacere. Ci sono modelli di morale e politica che sono determinati da come funzioniamo con i nostri corpi sia nel mondo fisico che in quello sociale;
- infine, gli aspetti incorporati della mente, come vedremo, ci connettono gli uni agli altri nonché agli altri esseri viventi ed al mondo fisico. E' ciò che in ultima analisi determina il senso della morale e della politica."


Capire, dunque, come "funziona" la nostra ragione politica diventa fondamentale per poter comprendere ciò che davvero vogliamo e per poter capire ciò che i politici ci raccontano e in che modo possono influenzare, nostro malgrado, le nostre decisioni.
Nel prossimo post cominceremo ad approfondire ciò che per George Lakoff significa entrare nell'epoca di un Nuovo Illuminismo per poi avanzare alcune riflessioni critiche sul suo pensiero.

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2 commenti:

David Benny ha detto...

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